Luca Iotti . 09/07/2024 . Tempo di lettura: 2 minuti
Il ritiro delle forze di pace della missione di Pace delle Nazioni Unite MINUSMA (Mission Multidimensionnelle Intégrée des Nations Unies pour la Stabilisation au Mali), istituita con la Risoluzione 2100 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 25 aprile 2013 e operativa dal 1 luglio 2013, dal Mali ha lasciato un vuoto di sicurezza che ha provocato un’escalation di violenze nelle regioni di Menaka e Gao. La missione è stata ritirata il 1 luglio 2024. Secondo un recente rapporto di Human Rights Watch, stupri, uccisioni e altre atrocità sono in aumento, alimentate sia da gruppi armati islamisti che dalle stesse forze armate maliane e dai mercenari del gruppo Wagner.
Da quando le truppe francesi si sono ritirate dal Mali nel 2022, le forze maliane, spesso in collaborazione con il gruppo mercenario russo Wagner, hanno intensificato le operazioni contro i gruppi jihadisti affiliati ad Al-Qaeda e allo Stato Islamico. Questi gruppi non solo attaccano le forze governative ma prendono di mira anche i civili, causando un deterioramento delle condizioni di sicurezza e aggravando la crisi umanitaria già esistente. Dopo la morte del suo fondatore, Yevgeny Prigozhin, il gruppo Wagner è stato integrato a tutti gli effetti nell’esercito della Federazione Russa e le sue attività nel continente africano sono state ribattezzate come “Africa Korpus”. Questa nuova entità continua a collaborare con le forze maliane, aumentando ulteriormente la pressione sulle comunità locali. Le conseguenze del ritiro delle Nazioni Unite sono state devastanti per le comunità locali. La mancanza di protezione ha esposto i civili a violenze sistematiche da parte di gruppi armati, che spesso sfruttano il caos per commettere atrocità impunemente. Resta terribilmente eclatante l’attacco brutale nel villaggio di Ogota, dove miliziani jihadisti hanno ucciso 28 persone, tra cui bambini e anziani, bruciando case e terrorizzando i residenti. Il governo maliano ha respinto le accuse di violazioni dei diritti umani, definendo i rapporti “parziali” e insistendo sulla professionalità delle sue forze armate. Tuttavia, la comunità internazionale, inclusi l’Unione Africana e la CEDEAO, ha esortato il Mali a permettere indagini indipendenti e trasparenti per assicurare alla giustizia i responsabili delle atrocità. La situazione in Mali continua a peggiorare con l’uscita delle forze di pace delle Nazioni Unite. Il paese è in balia di gruppi armati che sfruttano l’assenza di una presenza internazionale per estendere il loro controllo e intensificare le violenze contro i civili. La comunità internazionale deve agire per fornire protezione e assistenza umanitaria, promuovendo al contempo una soluzione politica duratura al conflitto.